Ideas have consequencies, come scriveva un autore teocon a noi caro. Le idee hanno conseguenze che toccano il nostro quotidiano e quello dei nostri figli. Ecco, noi siamo convinti di averlo capito molto meglio di altri. E pertanto abbiamo l’immodesta convinzione di poter contribuire al pubblico dibattito con un apporto molto, ma molto, di più qualificato di quelli che si limitano a aprire un diario in forma di blog, o di passare le proprie giornate in giro per forum e mailing list, per scaricarci dentro le proprie frustrazioni e ossessioni.
Però, siamo arrivati a un punto in cui c’è la sensazione che questo non basti più. L’odio politico ha cominciato a invadere la nostra vita quotidiana. E quindi è proprio nella vita di ogni giorno che dobbiamo iniziare a rispondere.
L’aggressione a Berlusconi ha dato un segnale importante di quello che, peraltro, da lungo tempo avevamo ampiamente intuito: noi viviamo circondati da mostri.
Basta farsi un giretto su Internet, per scoprire quel che pensa davvero la gente. Cosa pensa davvero quel collega con il quale ogni tanto ti trovi a cena insieme, con le rispettive mogli. Cosa pensa davvero quel conoscente – o anche quell’amico di lunga data – che non si scorda mai di farti gli auguri di Natale, e magari ti fa anche avere un regalino per i tuoi bimbi.
Il male è banale, come già sapevamo. Ma adesso, per accorgercene, non c’è più bisogno di un vicino di casa gentile e educato che improvvisamente confessi di avere stuprato tre o quattro bambine dell’asilo, o di avere ammazzato la madre con un portacenere sulla testa. Basta il quotidiano di Internet.
I sopra citati forum e mailing list sono ormai intasati di gente così. Soggetti che, quando si trovano davanti alla tastiera, protetti dall’anonimato e da una giustificata sensazione di impunità, cominciano a scaricare liquami nauseabondi. E pretendono che siano il frutto della loro “libertà di espressione”, quella che il tiranno Berlusconi vorrebbe conculcare.
Quel che è peggio, quel che fa proprio incazzare, non sono tanto le cose vergognose e infami che dicono. Piuttosto, è la loro convinzione di avere capito tutto, di essere gente a cui non la si dà a bere, di essere le menti pensanti che stanno difendendo la libertà e la democrazia.
Noi viviamo a Bologna, dove è ancora viva la tradizione politica e culturale che ben sappiamo. Qui la sensazione di essere davvero circondati dai mostri è fortissima, molto più che altrove.
Giriamo per la strada, saliamo sull’autobus, e ci vediamo attorniati da gente con Repubblica o Il Fatto Quotidiano sotto il braccio. Gente che sembra normale. Anzi, è normale: hanno un lavoro, una famiglia (di solito famiglia di fatta o allargata, ma per stavolta fa lo stesso), gusti, interessi e relazioni sociali che potrebbero benissimo coinvolgere anche noi. Non vanno in giro in canottiera, e non hanno la testa rasata o i tatuaggi sul collo.
Eppure, se avessero scritto sulla fronte quello che davvero pensano di mister B., e della situazione politica italiana (che tanto per loro non c’è differenza, non distinguono più tra Berlusconi e il resto del mondo), davvero ci sarebbe da spaventarsi.
La sensazione è proprio quella di essere piombati nel famoso film di Carpenter, Essi vivono. Quello dove gli alieni abitavano in mezzo a noi, e giravano per le strade con al polso insospettabili orologi ricetrasmittenti, per segnalare alla loro centrale gli umani sospetti da fare arrestare.
In quel film gli alieni ci governavano per mezzo della televisione. E infatti è probabile che “loro”, i nuovi mostri, pensino a loro volta di trovarsi nella stessa situazione, ma dalla parte degli umani.
Ma allora, che fare? Di certo non si può accettare l’idea di abbassare i toni. Noi la voce non l’abbiamo mai alzata più di quanto fosse opportuno e legittimo. E comunque, ha ragione Capezzone, davvero con questa storia dei toni da abbassare stanno solo riproponendoci la vecchia e scontata favola del lupo con l’agnello.
Al contrario, bisogna tenere fermo il punto per cui non siamo noi a intorbidare l’acqua. E’ inaccettabile contrapporre Il Giornale a Repubblica, e le intemperanze passate della Lega a quelle odierne di Di Pietro. Perché qui non ci può essere dubbio su chi sia l’aggressore e chi l’aggredito. Loro hanno identica pretesa quando si parla dei fascisti e dei partigiani, che è roba di oltre sessant’anni fa, figuriamoci quindi se dovremmo rinunciarci noi, che stiamo vivendo un conflitto che tocca da vicino il presente e il futuro dei nostri figli.
Berlusconi e tutto il Pdl devono stare attenti a non modificare di una virgola la loro azione politica, perché questo equivarrebbe a darla vinta ai violenti. E “loro” lo sanno benissimo.
Ma noi? Beh, intanto bisogna cominciare a modificare il nostro quotidiano. Non è che la guerra non ci coinvolga solo perché non la abbiamo voluta noi, o perchè non ce ne accorgiamo, oppure preferiamo non pensarci come quando non si fanno le analisi perché si ha paura di una brutta diagnosi.
Per prima cosa, quindi, bisogna smetterla di mischiarci a loro, convinti che questo modo accomodante serva a favorire il “dialogo” e a rasserenare il clima. Non c’è bisogno di scomodare i politologi per capire a cosa porta il buonismo, né i teologi per capire che in realtà Gesù era tutt’altro che buonista.
Il vero volto del Cristo oggi l’abbiamo appena visto in una faccia insanguinata, non certo nel ghigno del solito politico o giornalista di turno. Non siamo nemmeno bambini dell’asilo che devono fare pace, perché la maestra vuole così. E poi, a dire il vero, mica abbiamo litigato, siamo semplicemente vittime dell’altrui odio cieco e sfrenato.
Personalmente, ormai già da anni evitavo di mettermi a discutere in rete di politica o religione con certa gente. Non mi facevo più prendere dalla voglia di replicare, in virtù del noto aforisma per cui a discutere con un cretino la gente potrebbe non notare la differenza.
Ma adesso, che il gioco si è fatto duro, e la posta è diventata alta, c’è davvero bisogno di cambiare stile.
Il mio amico Camillo penserebbe che la questione possa essere affrontata aprendo a caso le scritture, per trovare ispirazione. Giusto, ma non bisogna andare a caso. Noi dobbiamo sapere quello che facciamo, anche perché è esattamente questo che ci distingue dai nuovi mostri.
Quindi, la citazione giusta è questa: “Se il tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo… se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano” (Mt, 18, 15-17). Altro che dialogo. Altro che “confronto”. E ho saltato direttamente i passaggi intermedi, perché non possiamo farci illusioni, i nuovi mostri sono gente che non è più in grado di ascoltare nessuno che non sia dei loro.
Dunque, prima deferiamoli all’assemblea. Denunciare tutto alla polizia postale, di quel che si legge in rete.
E poiché la fatica non servirà a nulla, se non a tenere fermo il punto (che è già molto, è il nostro dovere), cominciamo anche a considerarli pagani e pubblicani nella nostra vita di relazione. Niente più cene con le mogli. Né partite di calcetto. Né chiacchiere al bar.
Anzi, fate come me e scegliete attentamente il bar dove andare a fare colazione. Per prima cosa evitate accuratamente quelli che, tra i giornali sul bancone, tengono anche Repubblica. E’ una questione di rispetto di voi stessi. Non è più questione di convivenza civile tra coloro che vedono il bicchiere mezzo pieno e quelli che lo vedono mezzo vuoto: chi legge certe cose non vede più nemmeno il bicchiere, dunque non si può condividere qualcosa con lui. Tantomeno uno spazio pubblico.
E poi, anche se sulle prime costerà qualche sacrificio, cominciate subito a cancellare qualche nome dalla rubrica del cellulare. E a togliere il vostro account da certi luoghi di discussione in rete, se non vi siete proprio costretti da ragioni professionali.
Non vi stiamo proponendo di cedere alla logica dell’odio. Anzi, si tratta proprio di contrastarla, di non farsi vincere dal male ma di vincere con il bene il male (Rm, 12, 21). E quindi, di essere veri discepoli di Cristo.
Non vi stiamo infatti chiedendo di odiarli a vostra volta. Noi non siamo mica come loro, che infieriscono sul dolore del nemico. Del resto, c’è già chi li ha perdonati, e poi nessuno nega che dovremmo amarli come il nostro prossimo, una volta che li vedessimo in difficoltà, anziché così ringhiosi e tracotanti.
E’ giusto perdonarli, come ha fatto Gesù. Ma ricordiamoci che, come è stato per la samaritana e il lebbroso, per meritare il perdono occorrerebbe che si proponessero di non peccare più. Loro invece non hanno nessuna intenzione di farlo. Non scordiamoci che l’unica differenza che passa tra i nuovi mostri e lo psicolabile lanciatore di souvenir, è che loro a volte sono più vigliacchi, e di certo più consapevoli delle conseguenze. Tuttavia, se avessero potuto fare la stessa cosa con la certezza dell’impunità, avrebbero persino rincarato la dose.
Loro sono i briganti, non sono l’uomo picchiato e lasciato mezzo morto sulla strada per Gerico. Quindi non è con loro che dobbiamo essere buoni Samaritani.
Del resto, le opere di misericordia spirituale chiedono di ammonire i peccatori e consigliare i dubbiosi. Ammonire, non dialogare. Consigliare, non confrontarsi.
Pertanto, si tratta semplicemente di mettere in pratica le scritture, e quindi di trattarli come meritano.
Lo so, i primi tempi potrebbe essere fastidioso. E’ come smettere di fumare o mettersi a dieta. Ma poi ne guadagnerete in salute, e soprattutto in rispetto di voi stessi e della comunità.