12 gennaio 2011

Natività alla bolognese

A seguito dell’incresciosa vicenda del neonato morto in Piazza Maggiore a Bologna, riadattiamo qui di seguito una vecchia storiella che sembra attagliarsi molto bene al caso in questione, al nostro milieu bolognese, e soprattutto alle abitudini dei nostri politici e amministratori locali.


BOLOGNA, 11 gen – L’allarme è scattato nelle prime ore del mattino, grazie alla segnalazione pervenuta al 113 da parte di un cittadino che riferiva di uno strano gruppo di persone accampate in una stalla, nelle campagne tra via Ferrarese e Corticella. La zona è nota da tempo alle forze dell’ordine, per la presenza fissa di campi nomadi e ritrovi di extracomunitari.
Al loro arrivo gli agenti di polizia, subito raggiunti dalle assistenti sociali del quartiere Navile, si sono trovati di fronte ad un neonato avvolto in uno scialle, che stava depositato in una mangiatoia, accanto alla madre. Quest’ultima è risultata essere appena tredicenne, e ha riferito agli operatori di avere partorito da meno di venti giorni.
Sul posto è stata fatta pervenire un’ambulanza del 118, ma non appena gli agenti hanno tentato di far salire la madre e il bambino, all’improvviso è comparso un uomo che ha opposto una fiera resistenza, spalleggiato da alcuni contadini e da tre extracomunitari che erano presenti nella stalla. Sia l’uomo, che si presume essere il padre del neonato, sia i tre stranieri che erano con lui, sono quindi stati tratti in arresto.
Dai primi accertamenti, risulta che il presunto padre sia incensurato e residente fuori città, anche se originario di Bologna. E’ un uomo di mezza età, e agli agenti avrebbe dichiarato di essere un falegname, regolarmente residente in una regione del nord. Da qualche tempo era tornato in città assieme alla madre del neonato, per svolgere alcuni adempimenti burocratici presso l’ufficio anagrafe del Navile.
Si sospetta che il bambino sia stato partorito proprio nella stalla dove è stato ritrovato dagli agenti, anche perché le strutture ospedaliere cittadine hanno confermato di non avere mai registrato prima la presenza di alcuno dei due genitori. Il presunto falegname del nord avrebbe pure riferito agli agenti di non essersi voluto recare in ospedale per il parto della donna, in quanto sussisterebbero delle “profezie” che avrebbero voluto che rimanesse a Bologna fino alla nascita, per poi ripartire solo dopo la visita dei tre stranieri.
Visto il tenore delle sue dichiarazioni, l’uomo è stato sottoposto a etilometro e a test antidroga, i cui risultati sarebbero stati negativi, anche se agli inquirenti è comunque apparso subito evidente che la sua posizione era assai poco chiara. Infatti, alla richiesta se fosse lui padre del bambino, l’uomo ha parimenti opposto risposte assai confuse e contraddittorie, dicendo che le cose non stavano proprio così, ma che comunque la madre e il neonato erano stati affidati a lui da parte di un’imprecisata autorità superiore.
Già nel primo pomeriggio il pubblico ministero di turno ha convalidato il fermo, per resistenza a pubblico ufficiale, ma secondo ambienti della Procura già nelle prossime ore il capo di imputazione parrebbe destinato a aggravarsi con l’aggiunta del maltrattamento dei minori e persino della violenza sessuale su minorenne, se non proprio con la ben più inquietante ipotesi della riduzione in schiavitù, del riciclaggio e del traffico internazionale di droga, avvalorata dalla presenza sul posto dei tre misteriosi extracomunitari. Questi ultimi, infatti, sono stati trovati in possesso di un ingente quantitativo d’oro e di sostanze presumibilmente illecite.
Dopo un breve ricovero all’Ospedale Maggiore, il bambino è stato affidato ai Servizi del quartiere Navile e trasportato in una casa protetta gestita dall’associazione delle Donne per non Subire Violenza, dove è stata accolta anche la giovane madre, che dal canto suo ha riferito semplicemente di chiamarsi Maria.
Si sospetta che la ragazzina sia stata a lungo vittima di maltrattamenti e violenze da parte del falegname, tanto che l’avvocatessa convenzionata con la struttura protetta in serata ha comunicato alla stampa che “le dichiarazioni della piccola Maria riguardo al figlio, e soprattutto al padre, sono completamente inattendibili, tanto che riteniamo che essa sia rimasta a lungo segregata dall’uomo con cui è giunta a Bologna”. Fonti ulteriori rivelano che ci sarebbero appunto seri dubbi sull’equilibrio mentale della ragazza, anche perché, mentre i medici dell’Ospedale Maggiore la visitavano, la stessa avrebbe affermato di essere ancora vergine.
Gli operatori di polizia che hanno accompagnato Maria all’Ospedale hanno pure effettuato accertamenti per verificare se effettivamente avesse subito violenze, ma i loro esami avrebbero dato esiti controversi, tanto che persino sul punto della verginità gli uffici di Polizia hanno opposto un imbarazzato no comment.
Un primo comunicato stampa dei servizi sociali del Navile si è limitato a rilevare che il presunto padre del bambino è un adulto di mezza età, mentre la madre è un’adolescente. Tuttavia, subito dopo, quando si è appreso che la coppia si trovava a Bologna già da qualche settimana, e il presunto padre si era addirittura recato all’anagrafe di quartiere in compagnia della ragazzina in procinto di partorire, è iniziato un crescendo di polemiche verso gli uffici e i servizi comunali del Navile, che non avrebbero subito segnalato e seguito con la dovuta attenzione il caso.
“Ormai questa città è in preda all’indifferenza”, hanno subito fatto sapere ambienti vicini alla Caritas diocesana, secondo i quali, nei giorni precedenti al ritrovamento, l’uomo e la giovane donna, ormai prossima al parto, sarebbero stati segnalati di passaggio anche presso le loro strutture. Si dice che i due avessero ricevuto un’offerta di accoglienza, ma poi si sarebbero allontanati volontariamente dicendo agli operatori della Caritas che avrebbero alloggiato presso un albergo in zona san Donato.
Il gestore di quest’ultimo, interpellato, ha in effetti riferito di avere veduto i due verso la fine di dicembre, ma di non avere potuto accoglierli a causa delle troppe prenotazioni, per via del Cioccoshow che in quel periodo era in corso in piazza Maggiore.
I servizi del Navile, dal canto loro, si sono difesi dicendo che l’uomo aveva rifiutato anche il loro aiuto, e che non avevano potuto intervenire nonostante la giovane età della ragazza, sia perché i due risultavano effettivamente essere residenti fuori Bologna, e poi l’uomo sosteneva di non essere il padre del bambino ma solo un affidatario.
Dopo il diffondersi di notizie più accurate sul singolare ritrovamento, vi è stato un crescendo di prese di posizione politiche e istituzionali: ha iniziato il segretario cittadino del PD, Raffaele Donini, il quale ha detto che la vicenda non doveva gettare ombre sui servizi sociali bolognesi, in quanto si trattava di persone che provenivano da fuori, e oltretutto - a quanto si era appreso - da una regione del nord governata dal Centrodestra. “Da noi non sarebbe mai potuto succedere un fatto simile senza che nessuno intervenisse fin da prima della nascita del bambino”, ha rincarato la dose l’ex assessore Virginio Merola, candidato Pd alle primarie per l’elezione del nuovo sindaco. Secondo Merola, “il fatto che in quelle regioni possano verificarsi simili disattenzioni dei servizi sociali, e che nessuno sia intervenuto prima in difesa di quella giovane ragazzina, è cosa di cui il Presidente del Consiglio dovrebbe scusarsi”.
Amelia Frascaroli, altra candidata alle primarie Pd sostenuta dalla sinistra cattolica, ha commentato che “preferiva soffermarsi sul dramma della giovane Maria”, ma nel contempo riteneva che “i servizi sociali cittadini necessitassero di una ristrutturazione, in modo da evitare che simili situazioni di emarginazione e violenza possano consumarsi nell’indifferenza della comunità”.
Il procuratore capo del Tribunale dei Minorenni, Ugo Pastore, dal canto suo ha subito firmato il decreto di affidamento del neonato a una struttura protetta, esprimendo in una breve nota un accenno polemico verso il Comune di Bologna: “nessuno ci ha avvisati della presenza della giovane ragazza incinta, altrimenti saremmo intervenuti anche prima del parto, affinché il bambino e la madre venissero subito allontanati e presi in carico dai servizi”.
Dichiarazioni perplesse giungono anche da parte delle opposizioni. Secondo l’onorevole Garagnani, del PdL, “la vicenda dimostra il definitivo tramonto del mito di Bologna città efficiente e solidale”. Più polemico Manes Bernardini, della Lega Nord, il quale si chiede “se il presunto padre del neonato, non residente a Bologna, stesse cercando di sfruttare la situazione per ottenere l’assegnazione di un alloggio comunale”, e si interroga “sul ruolo ambiguo e inquietante svolto nella vicenda dai tre extracomunitari arrestati assieme a lui”.
Chiudono il quadro delle dichiarazioni anche alcune prese di posizione di cittadini facenti parte dei comitati civici del Navile, i quali hanno dichiarato che “di certo in questa città qualcosa non funziona più, se nel nostro quartiere possono accadere cose del genere”. A loro dire “non è ammissibile che una ragazzina sia lasciata a partorire in una stalla senza che nessuno intervenga”. Molto duri i commenti dei comitati verso il presunto padre, dipinto come un orco stupratore e irresponsabile, che - come ha subito aggiunto la responsabile del Telefono Donna del quartiere - “meriterebbe come minimo l’ergastolo e la castrazione chimica”.
In serata, la triste vicenda ha assunto contorni ben più inquietanti, a seguito dell’interrogatorio dei tre extracomunitari che pure erano stati arrestati assieme al presunto padre. Sulle prime, sembrava che i tre potessero addirittura essere degli spacciatori legati al terrorismo internazionale, dato che sono appunto stati trovati in possesso dell’oro e di strane sostanze presumibilmente illecite. Nel corso dei primi accertamenti in Questura, i tre arrestati hanno riferito di essere originari del Medio Oriente, e di essere anch’essi arrivati in città per ragioni attinenti alla loro religione, nonché alle solite imprecisate “profezie”. Non si escludono pertanto legami con Al Qaida, al punto che della posizione dei tre stranieri si sta interessando la Digos e la procura antiterrorismo.
La storia potrebbe tuttavia presto ridimensionarsi, in quanto pare che anche gli altri uomini presenti nella stalla fossero consumatori abituali di droghe, e quindi non si esclude che nella zona si fosse semplicemente concluso da poco un rave-party. Pare infatti da fonti non confermate che, interrogati dagli agenti, i presenti avessero affermato di non essere contadini ma pastori delle campagne circostanti, e di essere stati costretti a recarsi nella stalla “da un uomo molto alto con una lunga veste bianca e due ali sulla schiena", il quale avrebbe loro imposto di festeggiare il neonato.