Le difficoltà attuali delle sinistre italiane, nessuna esclusa,
affondano le rigogliose radici in una evidente incapacità di offrire
risposte concrete sui problemi che più interessano i cittadini. I
quali, di fronte a un mutismo imbarazzante, coperto a volte soltanto
da proposte astratte e altre volte incomprensibili, si stanno
orientando decisamente a destra o, come molti sostengono, verso la
Lega. Veltroni si è dimesso per aver perso l’ennesima elezione. E se
una sconfitta può anche essere un infortunio, e due sconfitte il
principio di un malessere, quando i rovesci diventano una serie
significa che la debolezza del partito è ormai strutturale.
Tra i terreni più scivolosi che nelle ultime settimane si sono imposti
all’attenzione generale, un posto di primo piano va purtroppo
riservato alla sicurezza con una serie di violenze alle donne che ha
provocato l’impennata dell’inquietudine in molte famiglie italiane.
Il Governo ha provato a mandare segnali forti, se non altro per
contrastare una emozione diffusa destinata ad aumentare frustrazione,
rabbia e sfiducia verso lo Stato. Il recente decreto ha scatenato
polemiche per aver istituzionalizzato lo strumento delle ronde.
E a sinistra sono partite puntuali le polemiche e le critiche. C’è chi ha
parlato di manganelli, di caccia allo straniero, di
strumentalizzazioni, addirittura di decisione che potrebbe aumentare
l’ansia. Quando però ti metti di buzzo buono e cerchi di capire quali
sono le proposte alternative che provengono da manifestazioni tanto
sdegnate, ti senti rispondere che la violenza alle donne va affrontata
da un punto di vista “culturale e sociale”. Le ronde? Per carità,
manco a parlarne. Una risposta che nei fatti si trasforma in un rinvio
a tempo indeterminato della soluzione del problema. Insomma,
chiacchiere inconcludenti e demagogiche.
Lo scollamento della sinistra dall’uomo della strada, preoccupato per
la propria figlia adolescente che se ne esce di casa per andare al
cinema o a una festa tra amici, viene così confermata per l’ennesima
volta. Ma ci chiediamo dove stia lo scandalo delle ronde, se depuriamo
il discorso da ogni strisciante accusa di provvedimento fascistoide.
Se ci sono cittadini, organizzati in associazioni, che si prestano
volentieri a regalare il proprio tempo libero nel controllo del
territorio, l’amministrazione comunale ha il dovere di utilizzarli a
beneficio dell’intera comunità. Il problema della sicurezza ha
raggiunto picchi di gravità talmente elevati che non possiamo più
perderci in giri di parole. Si tratta di rimboccarsi le maniche qui e
ora.
25 febbraio 2009
14 febbraio 2009
Dall'Aktion T4 al "Progetto Eluana"
La luce verdognola lo illuminava dal basso. Così il volto del giovane idiota appariva spettrale, esangue, e quindi ancor più sgradevole. Lo sguardo era perso nel vuoto, e i capelli rasi a zero per evidenziare la leggera deformità del cranio. In una ripresa successiva, il regista gli aveva dato qualcosa da mangiare, in modo che la contrazione un po’ spastica delle mascelle rendesse il suo aspetto ancora più ributtante. Lo sfondo buio accentuava il senso di orrore. Nessuno, nel vedere quelle immagini ritratte con sapienza cinematografica, avrebbe potuto sottrarsi a un sentimento di disgusto misto a pietà.
Ecco le “vite indegne di essere vissute”, come recitava lo slogan inventato da Hitler in persona.
Si tratta di uno dei vari filmati di propaganda nazista della seconda metà anni ’30, che erano stato girati dai registi del regime per supportare il progetto Aktion T4. Un programma segreto, ma studiato nei minimi particolari, che precorrendo l’avvio della Shoah si proponeva l’eliminazione dei disabili gravi di tutto il Reich e dei territori occupati.
Già nel 1935 il Fuhrer lo aveva promesso al capo dei medici del Reich, Gerhard Wagner, che una volta avviata la guerra avrebbe attuato un programma eugenetico che sarebbe passato per l’eutanasia di massa. E fu di parola: nel 1939 – alla vigilia dell’invasione della Polonia – si iniziò con l’eutanasia infantile, per poi passare alla soppressione programmata di tutti i disabili. Nel giro di pochi anni, laddove alla legislazione sulla sterilizzazione forzata dei portatori di handicap aveva fatto seguito quella promulgata contro gli ebrei e gli zingari, l’assassinio di massa dei disabili fu seguito a ruota da quello dei medesimi ebrei e zingari.
Quei raccapriccianti filmati di propaganda, ancora oggi reperibili in rete, mi sono venuti alla mente mentre leggevo un articolo di giornale dei nostri giorni, sul tragico caso di Eluana Englaro. “…Il corpo rinsecchito, atrofizzato, gli arti di vecchia, rattrappiti; le piaghe sulla guancia destra posizionata spesso di lato, non potendo deglutire; il naso ormai enorme rispetto a un viso ritratto, le orecchie deformate, callose, scurite per le piaghe; le pupille grandi e spente che si muovevano orribilmente in tutte le direzioni, oppure immobili con le palpebre a mezz’asta proprie della demenza; la saliva che colava dalla bocca, la lingua morta e penzolante…”.
Ovviamente si trattava di falsità, di consapevoli menzogne messe in circolazione ad arte, come è nella natura di tutti gli articoli di propaganda. La testimonianza delle suore misericordine di Lecco, alle quali la vita disabile di Eluana è stata barbaramente strappata, ma anche le risultanze dell’autopsia, hanno dimostrato che non erano affatto quelle le condizioni della donna assassinata. La carità cristiana delle suore, nel corso dei lunghi anni di stato vegetativo, aveva sempre impedito quello sfacelo del corpo, che del resto in genere non tocca mai ad alcun disabile in quelle condizioni, specie quando può contare su una famiglia umana o religiosa che si prenda cura di lui.
L’articolo era di Filippo Facci, ed è comparso sul Giornale.
* * *
Si è sostenuto che la vicenda di Eluana Englaro abbia segnato uno spartiacque nella coscienza collettiva del nostro Paese.
Il Foglio ha scritto che la Chiesa cattolica in questa occasione avrebbe perduto qualcosa di più che una battaglia. Ciò in quanto, nel corso del dramma collettivo che pure ha accompagnato l’inatteso caso di eutanasia giudiziaria, avrebbe mostrato tutta la debolezza del suo ceto intellettuale e dei suoi media. La Chiesa avrebbe dovuto fare i conti con la perdita della sua antica capacità di fare presa sul sentire comune del Paese, così come con una risorgente impossibilità – per mancanza di energie morali, dopo la crisi postconciliare e le stagioni perdenti dei referendum su divorzio e aborto – di condurre in Italia una nuova cultural war sul grande tema della difesa della vita.
Certo, per i laicisti arrabbiati che hanno condotto il piano di eliminazione di Eluana, o comunque che ne hanno approfittato, si trattava di prendersi una rivincita per lo smacco subito con il referendum sulla fecondazione assistita.
L’obiettivo era quello abbattere la pretesa eccezionalità italiana, dove si teme che la presenza del Vaticano ancora riesca ad opporre qualche resistenza – come il catechon paolino – all’affermarsi del “mondo nuovo” raccontato da Huxley e dagli altri autori apocalittici del Novecento.
Era insomma chiaro a tutti, fin dall’inizio, che il vero nemico era la Chiesa cattolica. Anche se fino all’ultimo i fautori del “progetto Eluana” non si sono fatti sfuggire l’occasione di buttarla in politica (risuona ancora l’infame battutaccia che il capo degli eutanasisti avrebbe pronunciato nel mostrare a una giornalista Rai il corpo della ragazza che stava morendo di sete: “può una donna come questa essere in grado di generare un figlio?!?”).
Ora, è vero che in questa occasione, dove sembra essersi infranto il principio della assoluta dignità e indisponibilità della vita umana – ultimo fondamentale caposaldo della cultura giudaico-cristiana che ha costruito l’Occidente – la Chiesa cattolica e apostolica sembra esserne uscita umiliata.
La civiltà che sulla scia dell’ebraismo pose fine alla pratica dei sacrifici umani per scopi religiosi, abbattè lo ius vitae et necis dei padri sui figli che appunto apparteneva alla romanità e a tutte le civiltà antiche, e inventò il concetto di laicità proprio nei confronti del potere imperiale, per negare allo Stato il diritto di offendere i diritti naturali dei cittadini, in effetti in questa occasione è apparsa impotente e sul punto di crollare.
E’ un pensiero inevitabile, nel momento in cui hanno iniziato ad essere attaccati in modo così spettacolare i pilastri stessi sui quali la civiltà cristiana è sorta. La civiltà che nel nome del Cristo sofferente iniziò a prendersi cura dei bambini abbandonati, dei malati gravi, e così inventò gli ospedali, e la medicina moderna come la intendiamo ancor oggi (non tutti, peraltro…), sembra dunque essere in procinto di cedere il passo ad una nuova visione del mondo.
I contenuti di questa nuova civiltà appaiono ancora da definire, ma sappiamo che essa trova i suoi antecedenti proprio in quelle culture e religiosità precristiane che – non a caso – proprio il nazionalsocialismo tedesco del secolo scorso aveva cercato di reintrodurre nella modernità.
Ma ecco, nonostante l’apparente debolezza degli ultimi consapevoli difensori del pensiero laico e cristiano, noi crediamo che tutto questo non potrà avvenire realmente. Quanto meno, non potrà arrivare fino in fondo, ammesso che un fondo vi sia. Perché è proprio nella estrema debolezza che, da duemila anni, la novità cristiana trova tutta la sua forza.
Più di quindici anni fa, quando ancora era semplicemente il Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, il Cardinale Ratzinger pubblicò un intervento nel quale evidenziò che – tutto sommato – non è un fatto inusuale che le civiltà più cristianizzate ed evolute possano incontrare, anche per lunghi periodi, fasi di apparente “cecità al diritto”.
Era già successo con lo schiavismo dei neri negli Stati Uniti della fine del settecento. Così come con il primo colonialismo del XIX secolo, quando si ricominciò a pensare che esistessero razze inferiori che dovevano essere soggiogate all’uomo europeo anche sul piano giuridico. Poi, come tutti sappiamo, questo pensiero anticristiano si è ripresentato negli orrori del nazismo e anche in quelli del socialismo reale, quando la discriminazione e poi lo sterminio iniziarono ad essere attuati su larga scala non per ragioni razziali, bensì economiche, nella solita illusione di poter costruire una nuova umanità.
Tuttavia, è anche vero che – all’esito di questi tormentati periodi – nella storia dell’Occidente si è sempre tornati, per così dire, ad una relativa normalità. Il buon senso delle genti, l’educazione cristiana connaturata al sentire dei popoli, la capacità di percepire la realtà delle cose – perché sono proprio la realtà, la verità oggettiva, il logos dei greci così come la ragion pratica dei moderni, i principi di fondo nei quali il cristianesimo trova tutta la sua forza – alla fine finiscono sempre per riaffiorare.
C’è dunque motivo di sperare. Anche ai tempi del referendum sulla fecondazione assistita i sondaggi non avevano previsto nulla di quel che è successo. I grandi giornali e le tv stavano tutti dall’altra parte, eppure è andata in quel modo spettacolare che ancora brucia a lorsignori. Secondo noi non possono essere bastati pochi anni, nonostante le apparenze, a cambiare le cose nel nostro Paese.
Bisogna quindi vigilare e ripartire, in nome della libertà e della dignità umana. Ma non basteranno le opere di misericordia corporale, anche se in effetti pare che si tratti proprio di ricominciare a dare da bere agli assetati. Ci vogliono fin d’ora anche quelle di misericordia spirituale. Bisogna riprendere senza paura a consigliare i dubbiosi, e ad ammonire i peccatori. In spirito di verità, che poi è anche quello della vera laicità.
La differenza cristiana, la capacità di essere nel mondo senza essere del mondo, ci aiuterà. E’ sempre accaduto così, e capiterà anche stavolta, anche perché in Italia e in Europa, immigrazione a parte, il trend demografico non è certo dalla parte della generazione laicista e disperata dei sessantottini.
Sancte Michael Arcangele, defende nos in proelio.
Ecco le “vite indegne di essere vissute”, come recitava lo slogan inventato da Hitler in persona.
Si tratta di uno dei vari filmati di propaganda nazista della seconda metà anni ’30, che erano stato girati dai registi del regime per supportare il progetto Aktion T4. Un programma segreto, ma studiato nei minimi particolari, che precorrendo l’avvio della Shoah si proponeva l’eliminazione dei disabili gravi di tutto il Reich e dei territori occupati.
Già nel 1935 il Fuhrer lo aveva promesso al capo dei medici del Reich, Gerhard Wagner, che una volta avviata la guerra avrebbe attuato un programma eugenetico che sarebbe passato per l’eutanasia di massa. E fu di parola: nel 1939 – alla vigilia dell’invasione della Polonia – si iniziò con l’eutanasia infantile, per poi passare alla soppressione programmata di tutti i disabili. Nel giro di pochi anni, laddove alla legislazione sulla sterilizzazione forzata dei portatori di handicap aveva fatto seguito quella promulgata contro gli ebrei e gli zingari, l’assassinio di massa dei disabili fu seguito a ruota da quello dei medesimi ebrei e zingari.
Quei raccapriccianti filmati di propaganda, ancora oggi reperibili in rete, mi sono venuti alla mente mentre leggevo un articolo di giornale dei nostri giorni, sul tragico caso di Eluana Englaro. “…Il corpo rinsecchito, atrofizzato, gli arti di vecchia, rattrappiti; le piaghe sulla guancia destra posizionata spesso di lato, non potendo deglutire; il naso ormai enorme rispetto a un viso ritratto, le orecchie deformate, callose, scurite per le piaghe; le pupille grandi e spente che si muovevano orribilmente in tutte le direzioni, oppure immobili con le palpebre a mezz’asta proprie della demenza; la saliva che colava dalla bocca, la lingua morta e penzolante…”.
Ovviamente si trattava di falsità, di consapevoli menzogne messe in circolazione ad arte, come è nella natura di tutti gli articoli di propaganda. La testimonianza delle suore misericordine di Lecco, alle quali la vita disabile di Eluana è stata barbaramente strappata, ma anche le risultanze dell’autopsia, hanno dimostrato che non erano affatto quelle le condizioni della donna assassinata. La carità cristiana delle suore, nel corso dei lunghi anni di stato vegetativo, aveva sempre impedito quello sfacelo del corpo, che del resto in genere non tocca mai ad alcun disabile in quelle condizioni, specie quando può contare su una famiglia umana o religiosa che si prenda cura di lui.
L’articolo era di Filippo Facci, ed è comparso sul Giornale.
* * *
Si è sostenuto che la vicenda di Eluana Englaro abbia segnato uno spartiacque nella coscienza collettiva del nostro Paese.
Il Foglio ha scritto che la Chiesa cattolica in questa occasione avrebbe perduto qualcosa di più che una battaglia. Ciò in quanto, nel corso del dramma collettivo che pure ha accompagnato l’inatteso caso di eutanasia giudiziaria, avrebbe mostrato tutta la debolezza del suo ceto intellettuale e dei suoi media. La Chiesa avrebbe dovuto fare i conti con la perdita della sua antica capacità di fare presa sul sentire comune del Paese, così come con una risorgente impossibilità – per mancanza di energie morali, dopo la crisi postconciliare e le stagioni perdenti dei referendum su divorzio e aborto – di condurre in Italia una nuova cultural war sul grande tema della difesa della vita.
Certo, per i laicisti arrabbiati che hanno condotto il piano di eliminazione di Eluana, o comunque che ne hanno approfittato, si trattava di prendersi una rivincita per lo smacco subito con il referendum sulla fecondazione assistita.
L’obiettivo era quello abbattere la pretesa eccezionalità italiana, dove si teme che la presenza del Vaticano ancora riesca ad opporre qualche resistenza – come il catechon paolino – all’affermarsi del “mondo nuovo” raccontato da Huxley e dagli altri autori apocalittici del Novecento.
Era insomma chiaro a tutti, fin dall’inizio, che il vero nemico era la Chiesa cattolica. Anche se fino all’ultimo i fautori del “progetto Eluana” non si sono fatti sfuggire l’occasione di buttarla in politica (risuona ancora l’infame battutaccia che il capo degli eutanasisti avrebbe pronunciato nel mostrare a una giornalista Rai il corpo della ragazza che stava morendo di sete: “può una donna come questa essere in grado di generare un figlio?!?”).
Ora, è vero che in questa occasione, dove sembra essersi infranto il principio della assoluta dignità e indisponibilità della vita umana – ultimo fondamentale caposaldo della cultura giudaico-cristiana che ha costruito l’Occidente – la Chiesa cattolica e apostolica sembra esserne uscita umiliata.
La civiltà che sulla scia dell’ebraismo pose fine alla pratica dei sacrifici umani per scopi religiosi, abbattè lo ius vitae et necis dei padri sui figli che appunto apparteneva alla romanità e a tutte le civiltà antiche, e inventò il concetto di laicità proprio nei confronti del potere imperiale, per negare allo Stato il diritto di offendere i diritti naturali dei cittadini, in effetti in questa occasione è apparsa impotente e sul punto di crollare.
E’ un pensiero inevitabile, nel momento in cui hanno iniziato ad essere attaccati in modo così spettacolare i pilastri stessi sui quali la civiltà cristiana è sorta. La civiltà che nel nome del Cristo sofferente iniziò a prendersi cura dei bambini abbandonati, dei malati gravi, e così inventò gli ospedali, e la medicina moderna come la intendiamo ancor oggi (non tutti, peraltro…), sembra dunque essere in procinto di cedere il passo ad una nuova visione del mondo.
I contenuti di questa nuova civiltà appaiono ancora da definire, ma sappiamo che essa trova i suoi antecedenti proprio in quelle culture e religiosità precristiane che – non a caso – proprio il nazionalsocialismo tedesco del secolo scorso aveva cercato di reintrodurre nella modernità.
Ma ecco, nonostante l’apparente debolezza degli ultimi consapevoli difensori del pensiero laico e cristiano, noi crediamo che tutto questo non potrà avvenire realmente. Quanto meno, non potrà arrivare fino in fondo, ammesso che un fondo vi sia. Perché è proprio nella estrema debolezza che, da duemila anni, la novità cristiana trova tutta la sua forza.
Più di quindici anni fa, quando ancora era semplicemente il Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, il Cardinale Ratzinger pubblicò un intervento nel quale evidenziò che – tutto sommato – non è un fatto inusuale che le civiltà più cristianizzate ed evolute possano incontrare, anche per lunghi periodi, fasi di apparente “cecità al diritto”.
Era già successo con lo schiavismo dei neri negli Stati Uniti della fine del settecento. Così come con il primo colonialismo del XIX secolo, quando si ricominciò a pensare che esistessero razze inferiori che dovevano essere soggiogate all’uomo europeo anche sul piano giuridico. Poi, come tutti sappiamo, questo pensiero anticristiano si è ripresentato negli orrori del nazismo e anche in quelli del socialismo reale, quando la discriminazione e poi lo sterminio iniziarono ad essere attuati su larga scala non per ragioni razziali, bensì economiche, nella solita illusione di poter costruire una nuova umanità.
Tuttavia, è anche vero che – all’esito di questi tormentati periodi – nella storia dell’Occidente si è sempre tornati, per così dire, ad una relativa normalità. Il buon senso delle genti, l’educazione cristiana connaturata al sentire dei popoli, la capacità di percepire la realtà delle cose – perché sono proprio la realtà, la verità oggettiva, il logos dei greci così come la ragion pratica dei moderni, i principi di fondo nei quali il cristianesimo trova tutta la sua forza – alla fine finiscono sempre per riaffiorare.
C’è dunque motivo di sperare. Anche ai tempi del referendum sulla fecondazione assistita i sondaggi non avevano previsto nulla di quel che è successo. I grandi giornali e le tv stavano tutti dall’altra parte, eppure è andata in quel modo spettacolare che ancora brucia a lorsignori. Secondo noi non possono essere bastati pochi anni, nonostante le apparenze, a cambiare le cose nel nostro Paese.
Bisogna quindi vigilare e ripartire, in nome della libertà e della dignità umana. Ma non basteranno le opere di misericordia corporale, anche se in effetti pare che si tratti proprio di ricominciare a dare da bere agli assetati. Ci vogliono fin d’ora anche quelle di misericordia spirituale. Bisogna riprendere senza paura a consigliare i dubbiosi, e ad ammonire i peccatori. In spirito di verità, che poi è anche quello della vera laicità.
La differenza cristiana, la capacità di essere nel mondo senza essere del mondo, ci aiuterà. E’ sempre accaduto così, e capiterà anche stavolta, anche perché in Italia e in Europa, immigrazione a parte, il trend demografico non è certo dalla parte della generazione laicista e disperata dei sessantottini.
Sancte Michael Arcangele, defende nos in proelio.
08 febbraio 2009
Silvio il Giusto, Caifa e la folla del pretorio ...
Ieri pomeriggio sono andato a fare un giro in centro con mia moglie, e con il secondo dei miei figli, che ha otto anni.
In fondo alla viuzza che scorre di fianco alla prefettura (via Santa Croce, non del tutto a caso ...), ci siamo imbattuti in un paio di poliziotti che improvvisavano un blocco del traffico, e non facevano transitare nessuno davanti al portone del Palazzo del Governo.
Abbiamo quindi parcheggiato nelle vicinanze, e poi siamo tornati lì a piedi. Davanti al portone c'era un piccolo schieramento di polizia in assetto antisommossa.
I soliti cassintegrati, ho pensato io. E invece, proprio in quel momento stava arrivando un silenzioso gruppetto di una cinquantina di persone, età media sui trent'anni, che in testa portava un piccolo striscione con scritto "Eluana non mollare".
Oh, bene, una manifestazione per la vita. Ma perchè davanti alla prefettura?
Poi, passando di fianco al silenzioso corteo, ho visto che nelle mani non stringevano rosari, bensì dei cartelli bianchi con la solita cagnara politica: "Giorgio non mollare", "Berlusconi giù le mani dalla costituzione", "l'Italia é un Paese laico", e roba così.
Poichè mia moglie, mio figlio, e io stesso che lo tenevo per mano, in quel momento eravamo gli unici passanti, appena i manifestanti ci hanno visto hanno voltato i cartelli verso di noi, e ci hanno guardati in silenzio.
Erano quasi tutti vestiti di nero, come dei preti, e in fondo a loro modo lo erano. Il loro silenzio era lugubre, e non si capiva se erano più imbarazzati loro, o noi che li guardavamo esterrefatti.
Allora mia moglie, donna d'altri tempi benchè ancor giovane, e con solido senso pratico, ha detto ad alta voce: ma questi sono proprio scemi... pretendono pure di essere qui in nome di Eluana? Che poi, cosa dovrebbe fare Eluana per "non mollare"? Far capire che vuole suicidarsi? Sputare il sondino o cercare di staccarsi la lingua a morsi?...
Vedendo la scena di quella piccola turba, che rovesciava completamente il senso della realtà - come del resto è nella strategia di fondo del principe di questo mondo - sul momento mi è venuto da pensare al "crucifige" urlato nel cortile del pretorio (che in effetti era proprio la prefettura del tempo ...).
Così ce ne siamo andati via, un po' per non rischiare che ci scappasse di urlar loro qualcosa, e un po' per un istintivo senso di protezione verso il bambino.
Allora ho pensato che davvero - per quelli che hanno conservato il senso del soprannaturale - da tempo non capitava di poter vedere satana in azione così scopertamente, come in questa vicenda.
Ma non dico satana in senso metaforico, come immagine del male, no no... in corteo assieme a quell'ambulanza che viaggiava di notte (di notte, ovviamente, a lui mica piace agire alla luce del giorno ...) da Lecco verso Udine si poteva vedere proprio il principe di questo mondo in persona.
Lo si vedeva mentre incedeva in parata, con tanto di diavoloni e diavolacci con il forcone che gli facevano corteo, mentre il servizio d'ordine dei diavoletti provvedeva a mettere in squadra tutti quelli che, dai lati della strada e davanti alle tv, assistevano compiaciuti al viaggio della morte.
E' il continuo rovesciamento della realtà e del senso comune che rivela la sua presenza scatenata. Ed è ancora la stessa storia di quei primi anni del Cristianesimo: una storia di gente che si ostina a dichiarare morta una persona che invece vive, mentre i farisei continuano a stracciarsi le vesti contro chi non rispetta l'osservanza del sabato (c'è una sentenza! c'è la Costituzione! siamo in uno stato di diritto!) e si scandalizzano di colui che insegnava che il sabato è per l'uomo e non viceversa.
C'è persino chi, con alle spalle la figura del principe che ghigna beffardo sulla stupidità umana, pretende anche di zittire tutti quanti con la sua morale rovesciata: "quella ragazza sta subendo un'inaudita violenza!"
Ma come? La fanno morire di sete e poi alla fine quelli che le usano violenza saremmo noi?
Ritorna così identico a se stesso quell'antico dialogo nel tempio di Gerusalemme:
"Mosè non vi diede la legge? Eppure nessuno di voi pratica la legge. Perchè cercate di uccidermi? Rispose la folla: Tu hai un demonio, chi cerca di ucciderti? ... "
Già, chi cerca di uccidere Eluana? Sono tutti per la giustizia, per la legge, per la Costituzione, e pure dalla parte del povero padre che usa la compassione che gli è dovuta come una clava, non solo sulla vita della figlia, ma anche nei confronti di tutti coloro che obiettano...
Ecco, ho sempre pensato che ci fosse in Berlusconi molto di più di quello che appare.
Non è un cattolico (e chissenefrega), ma ora questa mossa del decreto legge - dove secondi fini politici ne poteva avere ben pochi, visto che se vuole governare in pace non aveva nessun interesse a fare incazzare Napolitano - lo ha consacrato quanto meno come un Giusto, in senso biblico.
Uno di quelli che gli ebrei moderni, dopo la Shoah, invitavano con tutti gli onori in Israele, a piantare un albero anche se non faceva parte del popolo eletto. Uomini così li invitavano in quanto, di fronte all'incedere del male, ciascuno di loro si era rivelato un Giusto. Uno di quelli ai quali non si seccheranno mai le radici. Perchè chi salva una vita umana, salva il mondo intero.
E dall'altra parte, Caifa si è appellato alla legge. Alla ragion di Stato. E gli ha dato l'identica risposta che diede al sinedrio: "voi non capite, è meglio che un uomo solo muoia per il popolo...", mentre il corteo dei farisei era già pronto a schierarsi con lui, con frange e filatteri in bella vista, finanche scendendo in piazza a difesa della Costituzione.
Nonostante che tutto si possa dire, tranne che stavolta quello che ha messo in discussione la sacra Carta - usurpando una responsabilità che in effetti era affidata al Governo, così come un potere di controllo che senza dubbio sarebbe spettato al Parlamento e alla Consulta - sia stato il solito bonapartista di Arcore.
E vien da pensare alle parole di Massimo Caprara, che subito dopo che Caifa fu innalzato a capo del sinedrio ricordò - lui che lo conosceva bene - che tanti anni prima, ai tempi dell'invasione dell'Ungheria, anche quella volta poteva parlare, poteva firmare.
Ma si rifiutò e rimase fedele all'ordine di partito...
"...Voi vi sdegnate perche' ho risanato un uomo di sabato? Non giudicate dall'apparenza ma giudicate con giusto giudizio!". Disse il Giusto ai farisei che lo volevano condannare perchè non rispettava la legge, e da uomo che era si faceva Dio.
C'è tutto quell'antico dialogo che si tenne poco meno di duemila anni fa, nel cortile del tempio, in questa vicenda di Eluana.
Una storia che si ripete nei suoi aspetti umani, ma anche giuridici: "ora voi cercate di uccidermi (secondo la legge!) perché la mia parola non trova posto in voi ... anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!... Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste... Perché non comprendete il mio linguaggio?
Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro.
Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.... ".
Omicida e menzognero, fin dal principio.
Colui che rovescia la verità.
Che vuole la morte dell'uomo, e la chiama vita. Che vuole l'ingiustizia, e la chiama legge. Che si atteggia a vittima di violenza, ed è il carnefice.
Tornando a riprendere l'auto, la sera, siamo ripassati davanti alla prefettura. La piccola folla ovviamente si era già dispersa da tempo. "Papà, l'hanno poi uccisa quella ragazza?", mi ha chiesto il bambino.
P.S.: E almeno tenete basso il ditino, cari monopolisti della compassione e del senso di umanità, e non veniteci a dire - su istruzione del solito padre vostro - che noi cattolici stiamo facendo solo del moralismo e piuttosto dovremmo pregare anche per il padre di Eluana...
Non siamo mica come quei cupi predicatori evangelici all'americana, che vedono Sodoma e Gomorra dappertutto, noi.
E tantomeno come i soliti cristianucci, compagnucci, laicistucci piccini picciò, che adesso sono diventati tutti medici e tutti giuristi, e sono tutti lì a discettare di stato vegetativo e di attentati alla Costituzione come se avessero due lauree per ciascuno, una in medicina e l'altra in giurisprudenza.
Vogliono dire sempre la loro anche se sono capaci di vedere Gomorra (Sodoma no, Sodoma non va discriminata ....) solo in quel che dice o fa Berlusconi, a prescindere.
Soprattutto stamattina, a Messa, noi cattolici abbiamo pregato per la famiglia di Eluana - anche la madre, quella che non ama stare sotto i riflettori - perchè capiscano chi è l'unico medico, dei corpi e delle amime, che può aiutarli a portare il peso del loro dolore.
Anche se, a quanto pare, pure oggi il sor Beppino ha usato il suo dolore come una clava, non solo sulla vita della figlia, ma anche per zittire tutto l'universo mondo, e ha rilasciato l'ennesima intervista a El Pais, nella quale attacca di nuovo Berlusconi, il Parlamento italiano, la Chiesa cattolica...
Insomma, chi accetta una scommessa che in capo a qualche anno il sor Beppino (per il quale continuiamo a pregare, per carità) alla prossima tornata sarà candidato a qualche Parlamento, europeo o italiano?
Scommettiamo una pizza napolitana?
In fondo alla viuzza che scorre di fianco alla prefettura (via Santa Croce, non del tutto a caso ...), ci siamo imbattuti in un paio di poliziotti che improvvisavano un blocco del traffico, e non facevano transitare nessuno davanti al portone del Palazzo del Governo.
Abbiamo quindi parcheggiato nelle vicinanze, e poi siamo tornati lì a piedi. Davanti al portone c'era un piccolo schieramento di polizia in assetto antisommossa.
I soliti cassintegrati, ho pensato io. E invece, proprio in quel momento stava arrivando un silenzioso gruppetto di una cinquantina di persone, età media sui trent'anni, che in testa portava un piccolo striscione con scritto "Eluana non mollare".
Oh, bene, una manifestazione per la vita. Ma perchè davanti alla prefettura?
Poi, passando di fianco al silenzioso corteo, ho visto che nelle mani non stringevano rosari, bensì dei cartelli bianchi con la solita cagnara politica: "Giorgio non mollare", "Berlusconi giù le mani dalla costituzione", "l'Italia é un Paese laico", e roba così.
Poichè mia moglie, mio figlio, e io stesso che lo tenevo per mano, in quel momento eravamo gli unici passanti, appena i manifestanti ci hanno visto hanno voltato i cartelli verso di noi, e ci hanno guardati in silenzio.
Erano quasi tutti vestiti di nero, come dei preti, e in fondo a loro modo lo erano. Il loro silenzio era lugubre, e non si capiva se erano più imbarazzati loro, o noi che li guardavamo esterrefatti.
Allora mia moglie, donna d'altri tempi benchè ancor giovane, e con solido senso pratico, ha detto ad alta voce: ma questi sono proprio scemi... pretendono pure di essere qui in nome di Eluana? Che poi, cosa dovrebbe fare Eluana per "non mollare"? Far capire che vuole suicidarsi? Sputare il sondino o cercare di staccarsi la lingua a morsi?...
Vedendo la scena di quella piccola turba, che rovesciava completamente il senso della realtà - come del resto è nella strategia di fondo del principe di questo mondo - sul momento mi è venuto da pensare al "crucifige" urlato nel cortile del pretorio (che in effetti era proprio la prefettura del tempo ...).
Così ce ne siamo andati via, un po' per non rischiare che ci scappasse di urlar loro qualcosa, e un po' per un istintivo senso di protezione verso il bambino.
Allora ho pensato che davvero - per quelli che hanno conservato il senso del soprannaturale - da tempo non capitava di poter vedere satana in azione così scopertamente, come in questa vicenda.
Ma non dico satana in senso metaforico, come immagine del male, no no... in corteo assieme a quell'ambulanza che viaggiava di notte (di notte, ovviamente, a lui mica piace agire alla luce del giorno ...) da Lecco verso Udine si poteva vedere proprio il principe di questo mondo in persona.
Lo si vedeva mentre incedeva in parata, con tanto di diavoloni e diavolacci con il forcone che gli facevano corteo, mentre il servizio d'ordine dei diavoletti provvedeva a mettere in squadra tutti quelli che, dai lati della strada e davanti alle tv, assistevano compiaciuti al viaggio della morte.
E' il continuo rovesciamento della realtà e del senso comune che rivela la sua presenza scatenata. Ed è ancora la stessa storia di quei primi anni del Cristianesimo: una storia di gente che si ostina a dichiarare morta una persona che invece vive, mentre i farisei continuano a stracciarsi le vesti contro chi non rispetta l'osservanza del sabato (c'è una sentenza! c'è la Costituzione! siamo in uno stato di diritto!) e si scandalizzano di colui che insegnava che il sabato è per l'uomo e non viceversa.
C'è persino chi, con alle spalle la figura del principe che ghigna beffardo sulla stupidità umana, pretende anche di zittire tutti quanti con la sua morale rovesciata: "quella ragazza sta subendo un'inaudita violenza!"
Ma come? La fanno morire di sete e poi alla fine quelli che le usano violenza saremmo noi?
Ritorna così identico a se stesso quell'antico dialogo nel tempio di Gerusalemme:
"Mosè non vi diede la legge? Eppure nessuno di voi pratica la legge. Perchè cercate di uccidermi? Rispose la folla: Tu hai un demonio, chi cerca di ucciderti? ... "
Già, chi cerca di uccidere Eluana? Sono tutti per la giustizia, per la legge, per la Costituzione, e pure dalla parte del povero padre che usa la compassione che gli è dovuta come una clava, non solo sulla vita della figlia, ma anche nei confronti di tutti coloro che obiettano...
Ecco, ho sempre pensato che ci fosse in Berlusconi molto di più di quello che appare.
Non è un cattolico (e chissenefrega), ma ora questa mossa del decreto legge - dove secondi fini politici ne poteva avere ben pochi, visto che se vuole governare in pace non aveva nessun interesse a fare incazzare Napolitano - lo ha consacrato quanto meno come un Giusto, in senso biblico.
Uno di quelli che gli ebrei moderni, dopo la Shoah, invitavano con tutti gli onori in Israele, a piantare un albero anche se non faceva parte del popolo eletto. Uomini così li invitavano in quanto, di fronte all'incedere del male, ciascuno di loro si era rivelato un Giusto. Uno di quelli ai quali non si seccheranno mai le radici. Perchè chi salva una vita umana, salva il mondo intero.
E dall'altra parte, Caifa si è appellato alla legge. Alla ragion di Stato. E gli ha dato l'identica risposta che diede al sinedrio: "voi non capite, è meglio che un uomo solo muoia per il popolo...", mentre il corteo dei farisei era già pronto a schierarsi con lui, con frange e filatteri in bella vista, finanche scendendo in piazza a difesa della Costituzione.
Nonostante che tutto si possa dire, tranne che stavolta quello che ha messo in discussione la sacra Carta - usurpando una responsabilità che in effetti era affidata al Governo, così come un potere di controllo che senza dubbio sarebbe spettato al Parlamento e alla Consulta - sia stato il solito bonapartista di Arcore.
E vien da pensare alle parole di Massimo Caprara, che subito dopo che Caifa fu innalzato a capo del sinedrio ricordò - lui che lo conosceva bene - che tanti anni prima, ai tempi dell'invasione dell'Ungheria, anche quella volta poteva parlare, poteva firmare.
Ma si rifiutò e rimase fedele all'ordine di partito...
"...Voi vi sdegnate perche' ho risanato un uomo di sabato? Non giudicate dall'apparenza ma giudicate con giusto giudizio!". Disse il Giusto ai farisei che lo volevano condannare perchè non rispettava la legge, e da uomo che era si faceva Dio.
C'è tutto quell'antico dialogo che si tenne poco meno di duemila anni fa, nel cortile del tempio, in questa vicenda di Eluana.
Una storia che si ripete nei suoi aspetti umani, ma anche giuridici: "ora voi cercate di uccidermi (secondo la legge!) perché la mia parola non trova posto in voi ... anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!... Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste... Perché non comprendete il mio linguaggio?
Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro.
Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.... ".
Omicida e menzognero, fin dal principio.
Colui che rovescia la verità.
Che vuole la morte dell'uomo, e la chiama vita. Che vuole l'ingiustizia, e la chiama legge. Che si atteggia a vittima di violenza, ed è il carnefice.
Tornando a riprendere l'auto, la sera, siamo ripassati davanti alla prefettura. La piccola folla ovviamente si era già dispersa da tempo. "Papà, l'hanno poi uccisa quella ragazza?", mi ha chiesto il bambino.
P.S.: E almeno tenete basso il ditino, cari monopolisti della compassione e del senso di umanità, e non veniteci a dire - su istruzione del solito padre vostro - che noi cattolici stiamo facendo solo del moralismo e piuttosto dovremmo pregare anche per il padre di Eluana...
Non siamo mica come quei cupi predicatori evangelici all'americana, che vedono Sodoma e Gomorra dappertutto, noi.
E tantomeno come i soliti cristianucci, compagnucci, laicistucci piccini picciò, che adesso sono diventati tutti medici e tutti giuristi, e sono tutti lì a discettare di stato vegetativo e di attentati alla Costituzione come se avessero due lauree per ciascuno, una in medicina e l'altra in giurisprudenza.
Vogliono dire sempre la loro anche se sono capaci di vedere Gomorra (Sodoma no, Sodoma non va discriminata ....) solo in quel che dice o fa Berlusconi, a prescindere.
Soprattutto stamattina, a Messa, noi cattolici abbiamo pregato per la famiglia di Eluana - anche la madre, quella che non ama stare sotto i riflettori - perchè capiscano chi è l'unico medico, dei corpi e delle amime, che può aiutarli a portare il peso del loro dolore.
Anche se, a quanto pare, pure oggi il sor Beppino ha usato il suo dolore come una clava, non solo sulla vita della figlia, ma anche per zittire tutto l'universo mondo, e ha rilasciato l'ennesima intervista a El Pais, nella quale attacca di nuovo Berlusconi, il Parlamento italiano, la Chiesa cattolica...
Insomma, chi accetta una scommessa che in capo a qualche anno il sor Beppino (per il quale continuiamo a pregare, per carità) alla prossima tornata sarà candidato a qualche Parlamento, europeo o italiano?
Scommettiamo una pizza napolitana?
05 febbraio 2009
Forza Pasquino: colpo di fortuna per il PdL
Il Popolo della Libertà, almeno a Bologna, nasce con la camicia. E la fortuna, come sanno tutti, è molto meglio averla amica che impegnata a remare contro. La discesa in campo del professor Gianfranco Pasquino, che concorrerà al primo turno delle elezioni amministrative a capo di una lista civica, non è soltanto l’impegno nella politica attiva di una personalità stimabile e autenticamente libera, ma porta con sé altri due “fatti” incontestabili. Ambedue incoraggianti per il centrodestra.
ll primo riguarda proprio il PdL e il serio rischio di beccarsi 50 (più uno) a zero da Delbono il 6 e 7 giugno, rendendo pertanto inutile attendere le successive due settimane per conoscere l’identità del nuovo sindaco. Con l’andazzo che a destra ci tocca sopportare da mesi, e che - temiamo ma non auspichiamo - ci toccherà sopportare nel prossimo futuro, costituito di più candidati che guardando al medesimo bacino elettorale punteranno a squalificare l’avversario più vicino piuttosto che pensare di portare via voti a sinistra, la decisione del professore è una vera benedizione. Solo Corticelli ha dimostrato di saper “leggere” le forze in campo nel centrodestra (anche spinto da sondaggi non troppo benevoli), e ha cominciato la manovra di avvicinamento a Cazzola.
Insomma chi vota Pasquino è un elettore di sinistra, che avrebbe sicuramente scelto Delbono senza l’intellettuale in campo e dunque avrebbe contribuito ad allargare la voragine tra il centrosinistra e il centrodestra. In questo modo, invece, una percentuale più o meno piccola verrà sottratta all’ex vicepresidente della Regione. E se il PdL va al secondo turno, può succedere di tutto. Non a caso alcuni esponenti del Pd e i giornali di sostegno hanno immediatamente attaccato Pasquino accusandolo di “aiutare Berlusconi”. Ma c’è un’altra considerazione da fare, forse più importante di quella visibile in superficie. Correndo al primo turno, Pasquino dimostra che le primarie a sinistra non sono finite.
Sotto quella cenere leggera che era scesa dopo l’archiviazione della competizione di metà dicembre, cova ancora il fuoco dello scontro di fazione. La vendetta prodiana nel cuore rosso dell’ex-Pci (Delbono in Comune e Draghetti in Provincia) contro un Veltroni colpevole di averlo cacciato da Palazzo Chigi, non è ancora raggiunta. Se poi Delbono non riuscirà a sottoscrivere l’accordo con l’estrema sinistra, molto arrabbiata con il Walter nazionale per lo sbarramento al 4 per cento alle elezioni europee concordato con Berlusconi, la questione è destinata a complicarsi ulteriormente.
E il Popolo della Libertà? Intanto attende il 7 febbraio, giorno in cui Guazzaloca dovrebbe formalizzare la sua candidatura. Soltanto dopo prenderà una decisione. Nel frattempo, giusto per non perdere tempo, sono iniziate le polemiche con la Lega su presunte richieste di poltrone. Discussione inutile e per certi versi ridicola visto che prima bisogna vincere. E si vince se si è tutti uniti. O no?
ll primo riguarda proprio il PdL e il serio rischio di beccarsi 50 (più uno) a zero da Delbono il 6 e 7 giugno, rendendo pertanto inutile attendere le successive due settimane per conoscere l’identità del nuovo sindaco. Con l’andazzo che a destra ci tocca sopportare da mesi, e che - temiamo ma non auspichiamo - ci toccherà sopportare nel prossimo futuro, costituito di più candidati che guardando al medesimo bacino elettorale punteranno a squalificare l’avversario più vicino piuttosto che pensare di portare via voti a sinistra, la decisione del professore è una vera benedizione. Solo Corticelli ha dimostrato di saper “leggere” le forze in campo nel centrodestra (anche spinto da sondaggi non troppo benevoli), e ha cominciato la manovra di avvicinamento a Cazzola.
Insomma chi vota Pasquino è un elettore di sinistra, che avrebbe sicuramente scelto Delbono senza l’intellettuale in campo e dunque avrebbe contribuito ad allargare la voragine tra il centrosinistra e il centrodestra. In questo modo, invece, una percentuale più o meno piccola verrà sottratta all’ex vicepresidente della Regione. E se il PdL va al secondo turno, può succedere di tutto. Non a caso alcuni esponenti del Pd e i giornali di sostegno hanno immediatamente attaccato Pasquino accusandolo di “aiutare Berlusconi”. Ma c’è un’altra considerazione da fare, forse più importante di quella visibile in superficie. Correndo al primo turno, Pasquino dimostra che le primarie a sinistra non sono finite.
Sotto quella cenere leggera che era scesa dopo l’archiviazione della competizione di metà dicembre, cova ancora il fuoco dello scontro di fazione. La vendetta prodiana nel cuore rosso dell’ex-Pci (Delbono in Comune e Draghetti in Provincia) contro un Veltroni colpevole di averlo cacciato da Palazzo Chigi, non è ancora raggiunta. Se poi Delbono non riuscirà a sottoscrivere l’accordo con l’estrema sinistra, molto arrabbiata con il Walter nazionale per lo sbarramento al 4 per cento alle elezioni europee concordato con Berlusconi, la questione è destinata a complicarsi ulteriormente.
E il Popolo della Libertà? Intanto attende il 7 febbraio, giorno in cui Guazzaloca dovrebbe formalizzare la sua candidatura. Soltanto dopo prenderà una decisione. Nel frattempo, giusto per non perdere tempo, sono iniziate le polemiche con la Lega su presunte richieste di poltrone. Discussione inutile e per certi versi ridicola visto che prima bisogna vincere. E si vince se si è tutti uniti. O no?
04 febbraio 2009
Caro Berlusconi, il Passante Nord non serve più
Caro presidente operaio Silvio Berlusconi, ascolti questa mozione del cuore e anche della testa da parte di chi vuole bene a lei e a Bologna. Ed è molto preoccupato che, come lei stesso ha promesso, calzi il berretto da muratore per costruire il passante autostradale a nord della città. Magari sottoponendo il suo pur tonico fisico a sforzi le cui conseguenze rischia di portarsi dietro per molto tempo. Cribbio, gli anni prima o poi si faranno sentire e allora come la metteremo?
Dunque: sappiamo che le hanno assicurato quanto l’opera sia assolutamente necessaria per risolvere i problemi di traffico del capoluogo e di mezza Italia. E sappiamo anche che di fronte alla bocciatura arrivata nei giorni scorsi dall’Ue a proposito dell’ipotesi di affidare i lavori direttamente a Società Autostrade, lei ha generosamente esclamato: “Ghe pensi mi a trovare i dané” (più o meno). Ecco, presidente, lasci perdere: si concentri su Obama, Israele, le tasche (forse) vuote degli italiani. Insomma, si impegni su qualsiasi altro problema che non sia la mobilità bolognese.
Quell’opera, oggi, febbraio 2009, non serve più. Prima di spiegarle il motivo, però, ci permetta di informarla su una curiosità bella e istruttiva, come diceva qualcuno tanti anni fa. Coloro che giusto l’altro ieri, di fronte alla “ferale” notizia giunta da Bruxelles, sono sbottati sommergendo i giornali locali di decine di dichiarazioni colme di sdegno accusando il governo e lei di aver remato contro, appartengono al Pd o più in generale alla sinistra.
Bene, anzi male. Perché nell’ottobre del 2007 - neppure un anno e mezzo fa, per capirci, quando a Palazzo Chigi soggiornava Romano Prodi - era lo stesso capogruppo dell’Ulivo in Commissione Ambiente, il senatore Francesco Ferrante, a definire il passante “opera inutile e dannosa. Meglio adoperarsi subito per soluzioni alternative”. Insomma, sedici mesi fa a sinistra si condannava l’opera al fuoco eterno, oggi Draghetti e Venturi (presidente e vice della Provincia), per non dire del solito Errani, ritengono il passante assolutamente vitale per Bologna, l’Italia e probabilmente il mondo intero.
Detto questo, per amore di precisione, veniamo alle ragioni in base alle quali il bypass autostradale a nord della città sarebbe opportuno chiuderlo definitivamente nel cassetto dei progetti mancati. Sono due. La nuova autostrada Cispadana, già approvata dall’assemblea regionale, farà diminuire del 10 o addirittura del 15 per cento il carico veicolare sul passante nord. Inoltre, la terza corsia dinamica del tratto autostradale che attraversa la città è destinata a ridurre ulteriormente il traffico che sceglierà il passante. La conseguenza è una sola, caro Presidente: l’opera ha perso da tempo il suo punto di forza, quello di essere appetibile sotto il profilo della redditività. Se, dunque, il bypass a nord non serve più e sarebbe troppo costoso per le casse dello Stato finanziarlo, diventa invece essenziale chiudere l’anello autostradale a sud del capoluogo. Essenziale per evitare il rischio di bloccare l’intera città.
Dunque: sappiamo che le hanno assicurato quanto l’opera sia assolutamente necessaria per risolvere i problemi di traffico del capoluogo e di mezza Italia. E sappiamo anche che di fronte alla bocciatura arrivata nei giorni scorsi dall’Ue a proposito dell’ipotesi di affidare i lavori direttamente a Società Autostrade, lei ha generosamente esclamato: “Ghe pensi mi a trovare i dané” (più o meno). Ecco, presidente, lasci perdere: si concentri su Obama, Israele, le tasche (forse) vuote degli italiani. Insomma, si impegni su qualsiasi altro problema che non sia la mobilità bolognese.
Quell’opera, oggi, febbraio 2009, non serve più. Prima di spiegarle il motivo, però, ci permetta di informarla su una curiosità bella e istruttiva, come diceva qualcuno tanti anni fa. Coloro che giusto l’altro ieri, di fronte alla “ferale” notizia giunta da Bruxelles, sono sbottati sommergendo i giornali locali di decine di dichiarazioni colme di sdegno accusando il governo e lei di aver remato contro, appartengono al Pd o più in generale alla sinistra.
Bene, anzi male. Perché nell’ottobre del 2007 - neppure un anno e mezzo fa, per capirci, quando a Palazzo Chigi soggiornava Romano Prodi - era lo stesso capogruppo dell’Ulivo in Commissione Ambiente, il senatore Francesco Ferrante, a definire il passante “opera inutile e dannosa. Meglio adoperarsi subito per soluzioni alternative”. Insomma, sedici mesi fa a sinistra si condannava l’opera al fuoco eterno, oggi Draghetti e Venturi (presidente e vice della Provincia), per non dire del solito Errani, ritengono il passante assolutamente vitale per Bologna, l’Italia e probabilmente il mondo intero.
Detto questo, per amore di precisione, veniamo alle ragioni in base alle quali il bypass autostradale a nord della città sarebbe opportuno chiuderlo definitivamente nel cassetto dei progetti mancati. Sono due. La nuova autostrada Cispadana, già approvata dall’assemblea regionale, farà diminuire del 10 o addirittura del 15 per cento il carico veicolare sul passante nord. Inoltre, la terza corsia dinamica del tratto autostradale che attraversa la città è destinata a ridurre ulteriormente il traffico che sceglierà il passante. La conseguenza è una sola, caro Presidente: l’opera ha perso da tempo il suo punto di forza, quello di essere appetibile sotto il profilo della redditività. Se, dunque, il bypass a nord non serve più e sarebbe troppo costoso per le casse dello Stato finanziarlo, diventa invece essenziale chiudere l’anello autostradale a sud del capoluogo. Essenziale per evitare il rischio di bloccare l’intera città.
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